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8 Marzo: Giornata Internazionale della donna

L’8 Marzo è una data celebre, famosa perché è la così detta “Festa della donna”. Questa giornata viene celebrata regalando un fiore (le mimose ne sono il simbolo) o andando in giro per locali a divertirsi.
Questo è ciò che accade principalmente in Occidente, dove le donne continuano ancora oggi ad affermare la loro libertà cercando di debellare la disparità di genere insita nella nostra società. Le donne possono votare, uscire da sole, praticare la maggior parte dei lavori ritenuti “maschili”, studiare e svolgere tutte quelle attività che un tempo gli venivano vietate.
Nel 2021 invece, in un’altra parte del mondo, siamo “tornati indietro nel tempo” perché a Kabul tutte le conquiste che le donne hanno ottenuto in questi anni sono tornate ad essere negate e il divario che si è aperto in merito alla parità di genere si è esteso ancora di più.
Le donne afghane vengono discriminate quotidianamente.
Circa 3,5 milioni di ragazze che negli ultimi 20 anni hanno ricevuto un’istruzione paritaria, ora temono di perderla del tutto o di poterla continuare in una situazione di evidente differenza rispetto ai coetanei maschi.
Vietare o ostacolare la parità di istruzione delle donne solo in quanto tali è una barbarie perché trasforma il razzismo di genere in leggi e regolamenti portatori di discriminazione, condannando le vittime a una condizione di ignoranza, analfabetismo, sottomissione e isolamento nella società a cui appartengono.

8 Marzo: Giornata Internazionale della donna

Le donne non possono più lavorare. Perché quando si presentano sui luoghi di occupazione precedenti al 31 agosto – impiegate di banca o giornaliste, giudici o insegnanti – si trovano davanti un esponente del nuovo regime che le invita a “tornare a casa” e potranno uscire solo se accompagnate da un famigliare maschio. Le donne sono prive della loro condizione di libertà e costrette ad una prigionia dentro le proprie case.

Le donne nubili o vedove sono braccate. I talebani le cercano casa per casa e minacciano i famigliari per poterle trovare e catturare al fine di consegnarle in sposa ai loro mujaheddin. Si è innescata una paura collettiva che porta molte di loro a darsi alla fuga con la speranza di scampare a nozze obbligate con jihadisti, stupri e una condizione di schiavitù sessuale.
Quando le vittime trovano il coraggio di protestare vengono picchiate dai talebani in mezzo alle strade, davanti anche a passanti uomini che guardavano inermi, in colpevole silenzio.

Oggi è una giornata utile per renderci conto quanto le donne sono riuscite a conquistare la loro libertà, affermandosi nella società e ottenendo gli stessi diritti degli uomini. Ma è importante comprendere quanta strada ancora c’è da fare e di quanto la nostra condizione attuale occidentale è un miraggio per altri Paesi dove la parità di genere è utopia.
Non diamo mai per scontato quello che abbiamo ottenuto finora e sforziamoci giorno per giorno (e non solo l’8 Marzo) per cambiare la situazione, anche nel nostro piccolo.
Oggi celebriamo le vittorie del passato ma volgiamo sempre uno sguardo al nostro futuro e alla strada che ancora occorre fare.
La discriminazione non è mai la strada (scelta) giusta.

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